Tuesday, January 25, 2011

Denise Milani Pregnan

Fresi talks about his latest work, "Elmusura.

admits that most legitimate way out of trouble his last great album (see review on page http://folkgeneticamentemodificato.blogspot.com/2011/01/sandro-fresi-elmusura- cd-associazione.html ), "I have not managed to have a piece on the" Nuova Sardegna "or on the 'Unione Sarda". Great satisfaction, huh ?"...
Sandro are right, deserve, as we are writing for a long time, more attention from the media and experts (who can, with each new album, just struggling to find a distributor? ).
Here is a brief conversation approfondisce le ragioni del suo "Elmusura".

Com’è nato il progetto “Elmusura”?
"Inizialmente avevo pensato ad un lavoro devozionale; avevo studiato i repertori sardi delle confraternite religiose, i testi senza più notazione del codice di Nule, scritti in un italiano trecentesco ma con i titoli dei 'cobles' in sardo e la poesia spagnola dei mistici carmelitani Juan de la Cruz e Teresa de Jesus. Ma ero anche attratto dalla bellezza tutta terrena dei versi dei poeti-pastori della Gallura e del Logudoro; ho a lungo cercato un punto di incontro tra questi universi poetici apparentemente distanti tra loro. Questo vuole essere "Elmusura", un omaggio beauty, spirituality also 'secular', as expressed in the universal language of popular music. "
Can you tell us the reasons for the choice of the title?
'Nell' Iberian-Sardinian language, elmusura means beauty, is a term no longer used in everyday language but is widely used in the eighteenth century and nineteenth-century folk poetry. On the other hand, the Iberians have ruled the island for about four years and a considerable number of words in Catalan-Aragon is still in common use in our speech;. The album contains three songs sung in English and one in Catalan but the choice of title is in the musicality and charm evoked by the word ...".
As you wrote the original songs, which are mostly?
"In most cases using a small keyboard and a form of ethnic sounds sample connected to a PC. This allows me a rough draft of the song that I almost always instrumental, although it then becomes a composition sung.
only exceptions to this album, "Idula", where I built a melody on the text of a poem by Petru Alluttu, poeta-pastore gallurese del 1800, e "Ojos", il brano di apertura che ho scritto insieme a Shirin Demma su un testo di un poeta logudorese del 1700, rimasto sconosciuto.  
Ammetto di non essere un buon autore di canzoni nella forma canzone, non ho questo talento e quando penso ad un motivo di solito lo associo già ad uno strumento. A volte mi capita, mentre viaggio, di registrare sul cellulare una frase musicale che per giorni mi accompagna, con la segreta speranza che non appartenga ad un brano già noto. Oppure, appunto su un pezzo di carta una sequenza di note che potranno tornare utili quando attraversi qui lunghi periodi di vuoto pneumatico.
Later I commend my colleagues who the parties to the instrument after a few tests and filings last post. The test then becomes superfluous midi and all traces of those sounds is not unlikely that a click on overdubs.
This has happened to all the songs except for "Al Nur," an instrumental nuragico, which I recorded at home in a couple of hours playing all the instruments: the drum devotional Borth, leather goat, the pivana, flute, horn of goat herders of courses, passing through the devices to the sound of the week santa toys primitive sound of Sardinian children. It 'was very rewarding because I'm not a player of traditional flutes and reed instruments such as running and ciaramedda Carramusa cane, but these little gems of agropastoral evolve, at least to my ears, sounds fascinating.

What kind of work you did in the studio? You can learn the practice of recording that you've adopted tread beyond the technical aspects of the implementation of the disk?
" In times of economic hardship, I have become useful to the youthful passion for recording audio: ho sempre registrato con le mie macchine tutto il materiale che il numero delle tracce a disposizione potesse consentire. Con l'avvento del digitale le cose sono decisamente migliorate, ho un registratore con mixer digitale Yamaha Aw 4416 con una buona qualità sonora. E' pressoché impossibile effettuare un editing, per cui qualche anno fa ho acquistato una Motu 828 che utilizzo con un pc. Per le riprese, che curo con particolare attenzione benchè di solito avvengano tra le mura di granito di una ex fabbrica di sughero o in un piccolo stazzo nella campagna gallurese, utilizzo due Akg C414 ed un Neuman TLM 103.
Dopo aver fatto un primo editing del materiale registrato, facciamo i mixaggi in uno studio professionale dove il suono viene riscaldato da compressori valvolari, da riverberi ed equalizzatori inarrivabili e il master su Pro Tools assume caratteristiche da standard professionali.
Dai tempi di "Speradifoli" lo studio di riferimento è Lo Ziqqurath, nei pressi del tempio preistorico di Monte d' Accoddi, a Porto Torres. Un luogo magico e silenzioso...
Per "Elmusura", abbiamo registrato lì le voci di Rosa Temprano, cantante celtica delle Asturie, e di Shirin Demma, siciliana di Lentini, mentre la voce di Paola Giua è stata ripresa nella Fabbrica di Silverio, a Luras.
Per non negare una ulteriore chance al disco, abbiamo affidato a Claudio Giussani, ingegnere del suono di grande talento, il mastering finale al Nautilus di Milano".

Che diffusione ha l’album?
" Non ho una distribuzione nazionale ma Tronos, coraggiosa piccola etichetta sarda di Lelle Salis, spedisce anche un singolo cd in tutto il mondo e distribuisce i singoli brani in rete. Questo, al momento, è lo stato delle cose!".

Dovendo guardare alla tua produzione ormai ultraventennale, come collochi questo tuo ultimo lavoro soprattutto rispetto alla ricerca sul campo?
" Credo, e lo dico con sommessa vanità, che questo sia il miglior disco che io abbia fatto, per la cura negli arrangiamenti, rimasti volutamente essenziali, per la scelta degli strumenti e dei musicisti, per i testi, colti e popolari, e per la bellezza delle voci.
Un lavoro più maturo anche dal punto di vista compositivo. Almeno così a me appare. Non è certo un disco di folk-revival, d'altro canto, tranne che per due tradizionali, i restanti nove sono di creazione...  Ho del resto dedicato diversi lavori alla ricerca sul campo, a cominciare dal canto monodico di Maria Multineddu, alla polivocalità del canto a 'a tasgja', al racconto immaginifico nell'habitat disperso della Gallura o a quello agropastorale dell'Anglona.
Però credo ci sia più di un riferimento alla mia terra d'origine, la Sardegna, che non ha un solo suono ma più suoni; e fonemi e parole sedimentate nei secoli da fenici, punici, etruschi, romani, bizantini, catalani, spagnoli che hanno fatto della mia gente un popolo di una speciale identità, orgoglioso e tollerante, povero ma solidale, sommesso ma mai del tutto sottomesso.

Che idea hai della scena contemporanea del folk in Italia?
"Probabilmente la stessa che il folk italiano, a cominciare da chi la potrebbe diffondere, ha di quella sarda!".

C’è qualche autore in attività che consideri particolarmente significativo?
"Forse non può essere ascrivibile all'area folk (?) ma mi piace molto Nabil Salameh dei Radioderwish".

Quali i tuoi progetti futuri?
"
S crivere musica per immagini. E resistere, comunque!"

(25 gennaio 2011)

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